Bandera de las Américas, adoptada como símbolo
de las Américas por la séptima conferencia
internacional Americana de Montevideo
el 13 de diciembre de 1933.
Il santo gesuita cileno ci insegna la vera
ricchezza del focolare domestico, come "ricetta" idonea a
far ripartire l’economia, a cominciare dalla sviluppo dell’imprenditoria
locale, per rimettere la dignità dell’uomo al centro di ogni impegno e finalità
Il 18 Agosto la Chiesa celebra la memoria
liturgica di un grande santo cileno, padre Alberto HurtadoCruchaga, canonizzato
nel 2005 da Benedetto XVI. Hurtado nasce a Viña del Mar, in Cile, nel
1901; rimane orfano di padre all’età di quattro anni, con un fratello più
piccolo di lui ed una madre che si vede costretta a vendere la casa per pagare
i debiti. La famiglia, rimasta senza una abitazione, viene ospitata da
vari parenti che alternativamente accettano di accoglierli in maniera poco
amorevole, facendogli sentire degli estranei piuttosto che dei familiari.
Ma la vita di Alberto riceve una svolta quando
ottiene quella che si rivelerà poi una grazia che sarà l’àncora di
salvezza della propria vita, di quella della sua famiglia e di tanti poveri ed
emarginati del Cile: una borsa di studio
nel Collegio dei gesuiti di Santiago,che gli permetterà di
laurearsi in legge. Dopo la laurea, egli è consapevole che la sua vocazione non
è quella di esercitare la professione di avvocato, di magistrato o di giudice.
In cuor suo cresce il desiderio di diventare sacerdote, per poter essere di
sostegno agli emarginati e ai poveri della sua nazione. Entra
quindi nel noviziato della Compagnia di Gesù a Córdoba, in Argentina, dove vive
in pienezza la spiritualità gesuita, che considera la comunità come una vera famiglia.
Alberto prosegue i suoi studi in Argentina,
Spagna e Belgio, dove viene ordinato sacerdote nel 1933, e due anni dopo si
laurea anche in pedagogia. Ritorna in patria nel 1936, dove incontra una
situazione economica molto difficile a seguito della grande crisi mondiale del
1929. Memore del dolore, dei rifiuti e della precarietà subiti personalmente,
decide di impegnarsi personalmente per la costruzione di abitazioni dove
poter accogliere bambini, diseredati, poveri, orfani e vedove. L’accoglienza degli
ultimi ha come priorità la riscoperta del volto umano del focolare domestico e
la ricchezza della vita comunitaria.
Questi “Hogar de Cristo”(come vengono
chiamate queste abitazioni) non sono orfanotrofi o ospizi, ma un vero e proprio
focolare domestico dove riscoprire la dignità dell’essere umano, anche se versa
in condizione di povertà, malattia, abbondono e solitudine. Padre Alberto
ha ricevuto vari aiuti in questa sua opera di riqualificazione sociale e
promozione umana, attraverso uomini e donne di buona volontà che,
attratti dal suo esempio personale, volevano contribuire alla iniziativa
di costruzione e mantenimento delle comunità abitative familiari. Per questa
ragione il sacerdote si spende senza risparmiarsi attraverso la predicazione,
le conferenze, il coinvolgimento dei sindacati e della realtà sociali a favore
degli interessi degli ultimi.I “Hogar de Cristo”, nati come esigenza abitativa
e luogo di condivisione della vita familiare, diventano anche luoghi di
formazione professionale, scuole e centri di pronto soccorso, oltre a
proseguire la vocazione originaria di centri educativi per nuove generazioni e
ambienti di cura per anziani. Padre Hurtado morì all’età di 51 anni a
Santiago del Cile, a causa di una male incurabile.
Cosa insegna la vita di questo grande santo
cileno?
La società attuale è caratterizzata da egoismi
ed individualismi radicati nelle relazioni familiari. Quante persone oggi
perdono il lavoro e si vedono rifiutati da parenti e amici che manifestano una
superficiale solidarietà, che ben presto si trasforma in rifiuto ed abbandono.
Le grandi diseguaglianze non appartengono esclusivamente alla società
globale, ma sono riscontrabili anche nella vita delle singole famiglie di
appartenenza. Si assiste sempre più frequentemente a situazioni di squilibrio
economico tra fratelli, cugini e zii dello stesso nucleo familiare, a causa
della indifferenza, della insensibilità e dei rancori nelle relazioni
all’interno delle famiglie di origine. L’esperienza negativa di
accoglienza dei parenti della madre e del padre di Alberto, invece di creare
una senso di sfiducia e di disperazione sul senso della vita, ha generato in
lui una forza interiore che lo ha spinto, per grazia della fede, ad
impegnarsi con coraggio affinché i poveri e gli esclusi della società
potessero trovare una luogo di accoglienza dove formare una nuova
famiglia. L’emergenza migratoria dei barconi del Mediterraneo, i poveri
della nostra città che hanno perso il lavoro e bussano alle nostre porte, i
padri separati che vivono nella più totale povertà dopo il divorzio, il
fenomeno dei giovani sfiduciati perché non trovano una lavoro o sono
impossibilitati a proseguire i loro studi, sono tutte categorie di persone che
possono essere accolte dentro un focolare domestico per vivere quelle relazioni
familiari che travalicano la gerarchia della parentela e l’appartenenza
carnale. La grande intuizione di padre Hurtado non è stata tanto quella
di prodigarsi per la costruzione di edifici fatti di mattoni e arredati
adeguatamente. La sua intuizione provvidenziale è stata di aiutare a riscoprire la
ricchezza delle relazioni e della vita comunitaria, che egli ha appreso durante
la sua formazione nella famiglia gesuita. Egli aveva compreso che la
vera ricchezza dalla quale ripartire era la riscoperta della vita della
comunità e della formazione umana e scolastica scaturita dal cuore, dal volto e
dalle braccia del focolare domestico. Questa ricetta genuina, priva di troppi
tecnicismi politici, economici e finanziari, contiene i giusti ingredienti per
far ripartire l’economia a cominciare dalla sviluppo dell’imprenditoria locale, per rimettere la dignità dell’uomo al centro
di ogni impegno e finalità.
No hay comentarios:
Publicar un comentario